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Generazione Stalker

Non se ne può più. In ogni città, su ogni ponte, accanto ad ogni corso d'acqua, milioni di dementi attaccano a qualche ferraglia, spesso cancelli di interesse storico, catenacci a simboleggiare l'amore eterno con la propria compagna/o. Il peso,crescendo progressivamente con l'aumentare del numero dei lucchetti, rende spesso pericolosa questa pratica, sovraccaricando le strutture. E' incomprensibile il desiderio verso l'assoluto di questi ragazzini, invece di pensare a godersi la giovinezza e la vita; è innaturale, ed anche ingenuamente ipocrita, che un adolescente sia preda di tante e tali insicurezze da cercare il proprio assoluto non in se stesso ma in altri. Nessuno gli insegna le proprie necessità, nessuno gliele fa capire. Come le scritte con dedica che deturpano le città, fatte con squallide bombolette spray, anche questa trovata del catenaccio è un comportamento da stalker.

Occorrerebbe denunciare il regista Federico Moccia, che con i suoi discutibili film su adolescenti (senza tra l'altro conoscere nulla dell'adolescenza) ha diffuso questa usanza tra i giovanissimi. Restare insieme per sempre non è mai la proposta di un idllio eterno: è una minaccia. E' vero che ci sono dementi più adulti ad adottare la stessa tenica amatoria: un catenaccio recante una data su ogni ponte, su ogni cancello. Dietro ogni catenaccio si nasconde uno stalker, così come sono potenziali stalker gli imbrattatori che violentano le città con scritte tipo "Tizia ti amo" o "Caia non so stare senza di te" e simili. Ma è un altro l'interrogativo su cui riflettere: generazioni di giovani e meno giovani scelgono catene e catenacci, simboli della schiavitù, della deportazione e della detenzione, per simboleggiare l'amore. Che amore di merda siete pronti a dare...Dio ci scansi!

dott. Antonio Farese

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